23 Mar, 2025 - 16:30

8xmille, i conti della Chiesa in Umbria: milioni in campo, ma le crepe restano

8xmille, i conti della Chiesa in Umbria: milioni in campo, ma le crepe restano

Cifre alla mano e storie sul campo, la Chiesa umbra fa il punto sul denaro che arriva dai contribuenti e torna alla collettività. A Perugia, nella storica Sala del Dottorato, l'arcivescovo Ivan Maffeis ha presentato il Rendiconto 2024 dell'8xmille, snocciolando numeri e valori che fanno la differenza nei territori. Una rendicontazione che non si limita ai bilanci, ma parla di oratori pieni, mense aperte e opere d’arte che continuano a vivere.

Un impegno che attraversa carità, educazione e cultura

"L'annuale Rendiconto delle nostre Chiese dell'Umbria è un dovere, perché i cittadini si fidano della Chiesa mettendole a disposizione diverse risorse, attraverso la firma dell'8xmille". Le parole dell'arcivescovo Maffeis aprono un quadro articolato di attività sostenute grazie a questi fondi. Tra gli ambiti principali: iniziative caritative, centri di accoglienza promossi da Caritas, oratori dedicati ai più giovani, ma anche interventi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico.

Nel cuore del centro storico, la presentazione ha riunito figure chiave del panorama ecclesiale umbro: accanto a Maffeis, il diacono Giovanni Lolli, il giornalista Daniele Morini e l’economo della Ceu Daniele Fiorelli. Proiettati anche brevi filmati: volti, mani, voci. Dalla mensa parrocchiale al restauro di una pala d’altare, ogni euro ha una destinazione precisa, spesso scritta nei gesti prima che nei registri.

Trasparenza e collaborazione tra le diocesi

L’incontro ha acceso i riflettori anche sul metodo, non solo sul merito. Lolli ha raccontato un lavoro condiviso e ben coordinato fra tutte le diocesi della regione, che si sono mosse all’unisono per rendere accessibili, leggibili, comparabili le informazioni. Il filo conduttore di quest’anno è la crescita delle giovani generazioni: sei pagine della brochure sono dedicate agli oratori, spina dorsale di una Chiesa che continua a camminare con i ragazzi, non dietro né davanti, ma accanto.

Il titolo dell’edizione 2024 – "8xmille: al servizio di una Chiesa che si spende per i giovani" – non è una trovata di marketing, ma il riflesso di un orientamento pastorale che non si limita alla buona volontà. La prefazione firmata da Maffeis parla chiaro: dare speranza ai giovani significa investire nel presente.

Fiorelli, da parte sua, ha portato uno sguardo più ampio: il rendiconto umbro gira anche fuori regione, come esempio pratico di buona amministrazione. Non un esercizio da tecnici, ma uno strumento che sta guadagnando attenzione anche fuori dai confini ecclesiastici. Enti locali, amministrazioni, associazioni cominciano a vedere in questo modello una possibile piattaforma di collaborazione. Ma non tutto è rose e fiori: la distanza tra numeri e bisogni resta, e le risorse non bastano mai a coprire le fragilità di un territorio che, se osservato senza filtri, mostra ancora troppe crepe.

La distribuzione dei fondi in umbria

Sotto la lente, 21,55 milioni di euro. È la cifra che, direttamente o attraverso canali esterni, ha toccato il suolo umbro nel 2024 grazie all’8xmille. Di questi, 7,85 milioni sono arrivati alle diocesi, metà dei quali utilizzati per attività caritative. Altri 4,56 milioni hanno sostenuto restauri e interventi su beni artistici e strutture religiose. I rimanenti 9,14 milioni hanno garantito il sostegno a 658 sacerdoti, attraverso l’Istituto centrale per il sostentamento del clero.

A rendere il tutto più leggibile, un libretto agile e ben curato. Ogni diocesi è raccontata con cifre e resoconti, corredati da infografiche e note tecniche. Non mancano i confronti con il quadro nazionale, per offrire una lettura più ampia e contestualizzata. Le storie, però, vanno oltre i dati: gli oratori, le Caritas, le parrocchie diventano protagonisti silenziosi di un sistema che parla con le opere. Ma sotto quella patina di efficienza, resta il nodo del ricambio generazionale, della disaffezione, dell’inevitabile fatica a mantenere vivo ciò che un tempo era dato per scontato.

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Francesca Secci
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