Sono passati 27 anni dalla notte in cui un forte terremoto si verificò tra l’Umbria e le Marche nel 1997. Due scosse di magnitudo 5,6 e 5,8 colpirono con violenza le due regioni. Il bilancio complessivo fu di 11 morti, 100 feriti e almeno 80 mila sfollati.
Terremoto in Umbria: era il 1997
Era il 26 settembre 1997 quando, alle ore 2:33 a notte fonda, un terremoto colpì la regione Umbria e le vicine Marche, con scosse di magnitudo 5.7. L’epicentro fu il piccolo borgo di Cesi, vicino a Terni. Ulteriori crolli si verificarono a Nocera Umbra, dove il sisma distrusse l’85% degli edifici e causò la morte di due cittadini.
All’epoca si pensò che la scossa notturna fosse il picco massimo dello sciame, tant’è che la mattina successiva i tecnici iniziarono a valutare i danni nei comuni colpiti, recandosi a compiere dei sopralluoghi sul posto. Tra questi, c’erano due tecnici della soprintendenza di Assisi: Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella. I due, insieme ai frati Angelo Api e Zdzisław Borowiec e a una troupe televisiva, entrarono nella basilica di San Francesco, nella piazza principale della città, per verificare i danni ai celebri affreschi di Giotto e Cimabue.
A coglierli di sorpresa fu una seconda scossa, alle ore 11:42, di magnitudo superiore e pari a 6. Questa volta l’epicentro fu Annifo, vicino a Foligno. Tale scossa determinò il crollo di parte della volta della basilica, dove i calcinacci caddero sui presenti uccidendoli sul colpo. La scena fu documentata dalle telecamere di Umbria TV che, nonostante l’accaduto, continuarono a registrare fornendo un’importante testimonianza.
Il bilancio delle vittime
Quella mattina di 27 anni fa persero la vita 9 persone, mentre circa 100 rimasero ferite. Stando alla distribuzione territoriale dello sciame sismico, il terremoto del 1997 interessò 48 comuni – tra i maggiori figurano Assisi, Gubbio, Foligno, Norcia in Umbria e Fabriano, Serravalle di Chienti e Camerino nelle Marche – e provocò danni a circa 80.000 edifici, inclusi molti palazzi storici.
Il bilancio delle vittime del terremoto del 1997 avrebbe persino potuto presentare uno scenario peggiore. A evitare una più grave tragedia fu la prudenza del sindaco di Foligno e del custode del Sacro Convento. Il primo, Maurizio Salari, dopo la scossa della notte, decise di tenere chiuse tutte le scuole nel comune, nonostante i tecnici assicurassero che nessuna aveva subito danni. “E’ stata la scelta migliore che abbia mai fatto in vita mia” raccontò a posteriori il primo cittadino. Padre Giulio Berrettoni, dal canto suo, non riaprì la Basilica di San Francesco in quanto preoccupato dallo strato di polvere trovato su tutti i banchi della chiesa superiore, dopo la scossa delle 2:33. “Credo sia stata una decisione ispirata da Dio – commentò padre Enzo Fortunato, a quei tempi responsabile della sala stampa del Sacro Convento – perché se la Basilica fosse rimasta aperta, avremmo avuto un massacro”.
Terremoto 1997, un lungo sciame sismico
Lo sciame sismico proseguì per mesi, con una serie di scosse di più o meno elevata magnitudo. Da ricordare è senz’altro quella del 14 ottobre, alle ore 17:25, con epicentro tra Sellano e Preci, colpì nuovamente le zone terremotate con una magnitudo di 5.6, aggravando la già pessima situazione delle abitazioni. Tale scossa divenne famosa perchè comportò il crollo della lanterna del Palazzo comunale di Foligno, il cui torrino è stato in seguito restaurato e inaugurato proprio nel 2007, in occasione dei dieci anni dal sisma.
Dopo un periodo di frequenti scosse, di portata tuttavia minore, il 26 marzo 1998 si fece sentire un’ulteriore scossa rilevante, con epicentro a Gualdo Tadino e magnitudo pari a 5.4. Ad avvertirla furono, in verità, moltissime città italiane a causa della grande profondità dell’ipocentro localizzato a ben 45 km sotto suolo. Le ultime grandi scosse, infine, si verificarono tra il 3 e 5 aprile 1998, con 5.1 e 4.7 di magnitudo rispettivamente.