Il 26 settembre 1997, alle 11:42, un violento terremoto colpì Umbria e Marche, lasciando dietro di sé un tragico bilancio di vite umane e un patrimonio culturale gravemente danneggiato. Tra i simboli della devastazione, la Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi vide crollare parte delle sue volte e dei preziosi affreschi.
La tragedia colpì anche coloro che stavano dedicando la loro vita alla tutela di quel patrimonio: sotto le macerie persero la vita quattro uomini, due tecnici della Soprintendenza, Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella, e due frati, fra’ Angelo Api e fra’ Zdzisław Borowiec. Sopravvisse miracolosamente Sergio Fusetti, capo restauratore della Basilica, che sarebbe poi diventato una figura centrale nel lungo e complesso processo di ricostruzione.
Il crollo interessò alcune delle opere più preziose. Tra queste, il San Girolamo e i Quattro Dottori della Chiesa, la figura di San Matteo degli Evangelisti di Cimabue, la volta stellata ottocentesca e l’arco di controfacciata, che ospitava otto figure di santi e decorazioni ormai polverizzate. Circa 200 metri quadri di affreschi furono perduti o gravemente danneggiati.
Oggi, 28 novembre 2024, ricorre il 25° anniversario della riapertura della Basilica, avvenuta il 28 novembre 1999, a soli due anni dal sisma. Un’impresa straordinaria che vide il ripristino delle volte crollate e il recupero di circa 200 metri quadrati di affreschi, restituendo alla comunità un patrimonio storico, artistico e culturale unico.
Numeri e curiosità sul miracoloso “cantiere dell’utopia”
Sfortunatamente, non fu possibile recuperare tutto il materiale, complice anche il fatto che le condizioni degli affreschi erano già precarie prima del crollo. La ricostruzione, soprannominata “il cantiere dell’utopia” per la sua incredibile rapidità e la sua natura straordinaria, è stata un’impresa eccezionale, soprattutto considerando le numerose difficoltà e l’impossibilità di un restauro completo.
Il lavoro vide coinvolti numerosi restauratori, che impiegarono oltre 60.000 ore di lavoro, con una spesa complessiva di 72 miliardi di lire, pari a circa 37 milioni di euro. I primi interventi, immediatamente successivi al terremoto, furono orientati principalmente alla messa in sicurezza della Basilica e al recupero delle decine di migliaia di frammenti disseminati tra le macerie.
Le principali aree di intervento nel processo di restauro della Basilica
A seguito dei danni causati dal sisma, la Basilica fu chiusa al pubblico per consentire le operazioni di conservazione e restauro. Tra i primi interventi, vennero riposizionati sulla volta due dei santi contigui alla controfacciata: Rufino e Vittorino. Fu poi avviata una fase di recupero che vide la raccolta di oltre 300.000 frammenti, provenienti dall’arcone dei santi, dalla vela di San Girolamo, dalla vela stellata e da quella di San Matteo. Successivamente, si avviò una selezione accurata dei frammenti, basata sulle sfumature cromatiche e sulle caratteristiche dei materiali. A questa fase seguì un meticoloso lavoro di riconoscimento fotografico, supportato dall’analisi delle fratture e dei possibili punti di attacco, per ricomporre i pezzi con la massima precisione.
Il fondamentale ausilio delle fotografie scattate prima del terremoto, stampate a grandezza naturale, permise ai restauratori di confrontare i frammenti con le immagini originali, eseguendo prove di allineamento per garantire la corretta ricomposizione.
Il 26 settembre 2001, vennero ricollocati gli otto santi dell’arcone (Rufino, Vittorino, Benedetto, Antonio di Padova, Francesco, Chiara, Domenico e Pietro Martire), utilizzando la tecnica del tratteggio e dell’abbassamento ottico, che consentirono di ricostruire l’opera in modo fedele. Un anno dopo, il 26 settembre 2002, fu ricostruita anche la vela di San Girolamo, un lavoro che richiese l’inserimento di circa 80.000 frammenti su una superficie di 80 metri quadrati. Infine, il 5 aprile 2006, venne celebrata l’inaugurazione della vela di San Matteo e del cielo stellato.
Il ricordo a 25 anni dalla miracolosa opera di restauro, dalla Sala Stampa del Sacro Convento
A 25 anni dalla straordinaria opera di restauro, la Sala Stampa del Sacro Convento ricorda oggi quella titanica impresa, che ha segnato un capitolo indelebile nella storia del patrimonio artistico e culturale italiano. La cerimonia di riapertura, avvenuta il 28 novembre 1999, si svolse alla presenza dell’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e fu l’occasione per celebrare il miracolo compiuto in poco più di due anni: la ricostruzione delle volte crollate e il recupero di circa 200 metri quadrati di affreschi.
Il recupero è stato possibile grazie a un imponente lavoro collettivo, che ha visto impegnati oltre 300.000 frammenti recuperati e selezionati con meticolosità. Fondamentale è stato il contributo degli studenti dell’Università della Tuscia, dei docenti e degli allievi dell’Istituto Superiore Centrale di Restauro, nonché della Soprintendenza dell’Umbria. I restauratori professionisti, sotto la guida del commissario straordinario Antonio Paolucci, sono riusciti a riposizionare ben 220.000 frammenti, mentre i rimanenti 80.000 sono tuttora catalogati e conservati. A questi interventi si aggiungono i lavori di recupero della torre campanaria e delle altre strutture danneggiate del complesso del Sacro Convento, che hanno completato una delle operazioni di restauro più complesse e significative del nostro tempo.