La Regione Umbria ha annunciato il 30 maggio 2025 un nuovo piano da 1,8 milioni di euro per il contrasto alla violenza di genere. L’iniziativa promossa dall’assessore alle Pari opportunità Simona Meloni punta a rafforzare i servizi sul territorio e a sostenere l’autonomia delle donne.
Le risorse si aggiungono ai 426.084 euro di fondi statali già programmati per il 2025 per potenziare i centri antiviolenza umbri, andando oltre i contributi regionali stanziati negli anni precedenti. In tal modo la Regione prosegue il percorso avviato negli anni scorsi, dopo aver già speso circa 743mila euro di risorse statali nel 2023 (361.580 € per i Centri antiviolenza e 217.444 € per le case rifugio).
In Umbria operano oggi una decina di Centri antiviolenza (CAV) e 6 case rifugio (più 2 case di semi-autonomia). Secondo i dati ISTAT elaborati da Tortuga, la regione registra circa un centro antiviolenza ogni 43mila donne, vicino al parametro europeo di uno ogni 50mila. La legge regionale 14/2016 ha istituito un Osservatorio regionale sulla violenza di genere e dal 2018 è attivo il sistema informativo S.E.Re.N.A. per rilevare informazioni anonime sui casi trattati dalle strutture antiviolenza.
Questo sistema conferma un trend in crescita: nel secondo trimestre 2024 in Umbria si sono registrate 137 chiamate di utenti al numero verde 1522 (+29,2% rispetto allo stesso periodo 2023) e 43 chiamate da parte di vittime dirette (+13,2% sul trimestre precedente).
Il quadro regionale vede quindi un aumento delle richieste di aiuto, allineato ai dati nazionali, mentre rimangono alti i livelli di molestia e violenza di genere. Un recente rapporto ISTAT segnala ad esempio che in Umbria il 16% delle donne tra i 15 e i 70 anni ha subito molestie di genere sul posto di lavoro.
Su questo sfondo, il piano da 1,8 milioni mira a potenziare la rete dei servizi esistenti e a introdurre nuove azioni di prevenzione. Già negli anni precedenti la Regione aveva consolidato le reti territoriali esistenti e stanziato risorse (oltre a 200mila euro di fondi propri nel 2023, a cui si aggiungevano i 743mila statali) per sostenere centri, case rifugio e iniziative sul territorio.
Nel nuovo piano la Giunta regionale riprende gli indirizzi fissati dall’assessore Meloni: un intervento pubblico coordinato sul territorio, costruito insieme ad amministrazioni locali, associazioni e servizi sociali. L’obiettivo è fornire risposte strutturate e durature, non solo misure emergenziali.
Secondo il comunicato ufficiale, il pacchetto di azioni per il 2025 prevede risorse complessive attorno a 1,8 milioni di euro. A differenza degli interventi precedenti, il nuovo piano integra misure per l’inserimento lavorativo e l’empowerment delle vittime, oltre a finanziare iniziative rivolte anche agli uomini autori di violenza (i cosiddetti centri “Cuav”).
Il piano amplia inoltre gli investimenti in formazione specialisticae in campagne di sensibilizzazione rivolte a tutta la cittadinanza, in particolare alle scuole, per contrastare stereotipi e pregiudizi culturali (azioni già avviate in passato).
La Regione Umbria ha dettagliato la suddivisione delle risorse nei vari ambiti di intervento. I fondi destinati al piano 2025 verranno così ripartiti:
Questa articolata ripartizione riflette un approccio integrato al fenomeno: accoglienza e protezione delle vittime, ma anche supporto all’inserimento sociale e lavorativo delle donne, oltre a iniziative rivolte agli uomini violenti. Accanto all’immediato soccorso (case rifugio e CAV), grande attenzione è data al percorso di autonomia delle donne, per evitare dipendenze economiche dai maltrattanti.
Il piano regionale considera fondamentali anche le azioni rivolte agli uomini autori di violenza. I Centri Cuav vengono sostenuti con 61.000 euro per promuovere percorsi di responsabilizzazione, cambiamento e prevenzione. Questo segmento, spesso poco considerato, è ritenuto strategico per interrompere i cicli di violenza e costruire una cultura relazionale più sana.
L’assessore Simona Meloni ha sottolineato che il piano non deve essere un “intervento spot” ma parte di un sistema stabile: "Non ci accontentiamo di risposte emergenziali. Vogliamo un sistema strutturato, accessibile, radicato nei territori e capace di garantire percorsi reali di uscita dalla violenza. Questo piano rafforza ciò che già esiste e investe in ciò che ancora serve: autonomia, formazione, accoglienza, prevenzione e ascolto".