L’acciaieria di Terni celebra 140 anni di storia. È, infatti, il 10 marzo 1884 quando Vincenzo Stefano Breda, presidente della Società Veneta per Imprese e Costruzioni Pubbliche, fonda la Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni (SAFFAT). Un’iniziativa privata ma con l’apporto finanziario diretto e determinante dello Stato. L’obiettivo è quello consentire all’Italia di ridurre la dipendenza dalle forniture estere di materiale bellico, avviando una produzione nazionale di piastre di corazzatura per navi da guerra, proiettili perforanti ed elementi fucinati per cannoni.
Nasce così il più grande impianto siderurgico dell’Italia post-unitaria, che ancora oggi resiste e cerca un rilancio nel segno della sostenibilità e delle produzioni innovative. Con i suoi più di 2.300 dipendenti l’azienda è ancora la più grande della provincia per numero di occupati e la principale tra le manifatturiere dell’Umbria per fatturato (oltre 3,2 miliardi di fatturato consolidato e il maggior apporto all’export regionale).
L’acciaieria di Terni in mani italiane dopo 140 anni
“Si celebra la nascita della Fabbrica che diventa il simbolo della svolta in chiave moderna dell’industria italiana, ma anche il simbolo della città – afferma il segretario della Cisl Umbria e Responsabile di Terni, Riccardo Marcelli -. E vale la pena ricordare che, dopo 140 anni, la storia continua con un altro imprenditore italiano, il cavalier Giovanni Arvedi che nel 2022 ha riportato a casa la proprietà dell’azienda. Ora ci aspettiamo che, con la firma dell’accordo di programma, traghetti l’AST, l’Acciai Speciali Terni, verso un futuro sempre più sostenibile da un punto di vista ambientale, economico e sociale”.
Già, perché dopo 140 anni di storia che hanno visto l’alternarsi delle partecipazioni statali, dell’IRI, dei quattro “privatizzatori” ThyssenKrupp, Agarini, Falck e Riva e, infine, la lunga stagione dei tedeschi da soli al timone, ora si apre una fase nuova. Incardinata nella decisione nazionale di rimettere “la chiesa al centro del villaggio”. Fare cioè della siderurgia italiana un polo strategico per la fornitura di semilavorati all’industria manifatturiera di trasformazione. Il vero motore dell’economia italiana.
Cresce l’attesa per la firma dell’accordo di programma. Entro marzo previsto un nuovo incontro di allineamento al ministero delle Imprese e del Made in Italy
L’annuncio del ministro Urso: nuovi incontri e tavolo entro il mese
E proprio ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, incontrando i lavoratori degli stabilimenti ex Ilva di Novi Ligure, aveva ribadito che entro il mese di marzo è attesa la discussione finale dei contenuti dell’accordo di programma. Un modello che sarà preso ad esempio anche in altri siti siderurgici italiani.
“In queste settimane – ha dichiarato Urso – abbiamo dato già l’esempio di quello che può accadere: stiamo chiudendo l’accordo di programma con Arvedi per il rilancio del polo siderurgico di Terni. Abbiamo accompagnato il rilancio produttivo delle acciaierie del nord e, certamente, dei poli di Piombino e Novi Ligure, dove ho incontrato i lavoratori”.
In arrivo a Terni un investimento complessivo di un miliardo di euro di cui 300 milioni di parte pubblica. E proprio in questi giorni la direzione aziendale sta formalizzando alla Regione la comunicazione di ottemperanza alle prescrizioni, un nuovo passo avanti che permetterà di poter far ricadere sul territorio le risorse.
Verso l’aumento delle produzioni a un milione e mezzo di tonnellate all’anno
Il miliardo di euro di investimenti previsti dal piano industriale, alla base dell’ipotizzato accordo col ministero, dovrebbe consentire all’AST l’aumento dei volumi produttivi fino ad 1,5 milioni di tonnellate di prodotto finito. Grazie al progetto arriveranno a Terni nuovi impianti, tecnologie di produzione ambientalmente compatibile, energia rinnovabile, elettrolizzatori e idrogeno per il ciclo produttivo.
A 140 anni dalla sua fondazione, insomma, l’azienda di viale Brin si prepara a resistere al tempo che passa per adeguarsi alle sfide competitive, sempre più serrate, lanciate dai competitor internazionali.